ADULTI
Nella mia esperienza di lavoro clinico con gli adulti ho osservato come i sintomi psicopatologici siano in genere espressione di una sofferenza psichica più profonda. Questa sofferenza esiste nella mente e nel cuore del soggetto, ma rimane inascoltata per anni, a volte per decenni. Poi accade un evento scatenante:
Un sintomo psicopatologico
una crisi di ansia, un attacco
di panico, una crisi
depressiva…
Una crisi esistenziale
perdita del lavoro, una separazione
difficile, la perdita di una persona
cara…
ADULTI
Nella mia esperienza di lavoro clinico con gli adulti ho osservato come i sintomi psicopatologici siano in genere espressione di una sofferenza psichica più profonda. Questa sofferenza esiste nella mente e nel cuore del soggetto, ma rimane inascoltata per anni, a volte per decenni. Poi accade un evento scatenante:
Un sintomo psicopatologico
una crisi di ansia, un attacco
di panico, una crisi
depressiva…
Una crisi esistenziale
perdita del lavoro, una separazione
difficile, la perdita di una persona
cara…
Il sintomo o la crisi esistenziale che il soggetto si trova ad affrontare è espressione di quella sofferenza latente, che è emersa e irrompe nella sua vita.
Altre volte invece la sofferenza psichica profonda si manifesta attraverso un disagio esistenziale trasversale nelle diverse situazioni di vita, come senso di insoddisfazione cronica o senso di inadeguatezza pervasivo.
Che l’esperienza della persona sia una sofferenza che irrompe come un fulmine a ciel sereno oppure come un vaso che si è riempito fino all’ultima goccia per poi traboccare, è solo il soggetto che in base al suo sentire, come un termometro interno, decide quando è stata superata la sua soglia di sopportazione. Quello è il momento in cui si chiede aiuto.
ADOLESCENTI E GIOVANI ADULTI
L’adolescenza e l’ingresso nell’età adulta sono momenti di vita segnati da profondi cambiamenti: cambia il proprio corpo, la propria identità, il proprio progetto di studi e professionale, il proprio modo di vivere le relazioni…
Una quota di sofferenza è fisiologica in adolescenza e nella prima età adulta: dal passaggio da un ordine di scuola all’altro o dai primi innamoramenti alle prime
delusioni sentimentali è assolutamente comprensibile che il giovane provi ansia di fronte a sfide evolutive inedite o che incontri per la prima volta emozioni dolorose e non facili da sostenere.
Il problema avviene quando l’ansia, vissuti depressivi, o il sentimento di inadeguatezza sono intensi al punto da impedire al giovane di cimentarsi nelle sue sfide evolutive, portandolo a preferire alla scuola o alle relazioni sociali chiudersi nel proprio mondo, spesso fatto di dispositivi elettronici, videogiochi e social network, lontano dal dialogo con i genitori e gli
insegnanti. Spesso sono proprio i genitori ad accorgersi del disagio del figlio, cogliendone la punta dell’iceberg, e di conseguenza, chiedono aiuto.
Il sintomo o la crisi esistenziale che il soggetto si trova ad affrontare è espressione di quella sofferenza latente, che è emersa e irrompe nella sua vita.
Altre volte invece la sofferenza psichica profonda si manifesta attraverso un disagio esistenziale trasversale nelle diverse situazioni di vita, come senso di insoddisfazione cronica o senso di inadeguatezza pervasivo.
Che l’esperienza della persona sia una sofferenza che irrompe come un fulmine a ciel sereno oppure come un vaso che si è riempito fino all’ultima goccia per poi traboccare, è solo il soggetto che in base al suo sentire, come un termometro interno, decide quando è stata superata la sua soglia di sopportazione. Quello è il momento in cui si chiede aiuto.
ADOLESCENTI E
GIOVANI ADULTI
L’adolescenza e l’ingresso nell’età adulta sono momenti di vita segnati da profondi cambiamenti: cambia il proprio corpo, la propria identità, il proprio progetto di studi e professionale, il proprio modo di vivere le relazioni…
Una quota di sofferenza è fisiologica in adolescenza e nella prima età adulta: dal passaggio da un ordine di scuola all’altro o dai primi innamoramenti alle prime
delusioni sentimentali è assolutamente comprensibile che il giovane provi ansia di fronte a sfide evolutive inedite o che incontri per la prima volta emozioni dolorose e non facili da sostenere.
Il problema avviene quando l’ansia, vissuti depressivi, o il sentimento di inadeguatezza sono intensi al punto da impedire al giovane di cimentarsi nelle sue sfide evolutive, portandolo a preferire alla scuola o alle relazioni sociali chiudersi nel proprio mondo, spesso fatto di dispositivi elettronici, videogiochi e social network, lontano dal dialogo con i genitori e gli insegnanti. Spesso sono proprio i genitori ad accorgersi del disagio del figlio, cogliendone la punta dell’iceberg, e di conseguenza, chiedono aiuto.
LE COPPIE
Le coppie attraversano fisiologicamente momenti di crisi. Crisi non è una parola da leggere
esclusivamente in negativo: indica che un equilibrio viene abbandonato e che se ne ricerca uno
nuovo
È comune in una coppia attraversare momenti di crisi quando si negozia dove andare a vivere
insieme, troppo vicino ai genitori di lui o di lei, oppure quando è il momento giusto per avere un
figlio tenendo conto dei progetti professionali di entrambi i partner.
Quando tutto va bene la coppia supera la crisi trovando un nuovo equilibrio che integra i
cambiamenti e dove entrambi i partner tornano a vivere uno stato di benessere.
A volte però le crisi diventano insormontabili e la relazione diventa un luogo infernale dove i
partner faticano ad abitare. Frequenti litigi, aggressività strisciante, silenzi carichi di tensione, la
sensazione costante di non capirsi, sono alcune delle manifestazioni di crisi di una coppia.
In altri casi la crisi in una coppia emerge con la scoperta di un tradimento o con l’annuncio di
volersi separare.
In genere i due partner decidono di intraprendere una terapia di coppia come ultima spiaggia
prima di separarsi. La stessa scelta di intraprendere una terapia di coppia è da prendersi molto
seriamente come tentativo di occuparsi reciprocamente dell’investimento affettivo che è
presente, al di là delle difficoltà manifeste.
LE COPPIE
Le coppie attraversano fisiologicamente momenti di crisi. Crisi non è una parola da leggere esclusivamente in negativo: indica che un equilibrio viene abbandonato e che se ne ricerca uno nuovo.
È comune in una coppia attraversare momenti di crisi quando si negozia dove andare a vivere insieme, troppo vicino ai genitori di lui o di lei, oppure quando è il momento giusto per avere un figlio tenendo conto dei progetti professionali di entrambi i partner.
Quando tutto va bene la coppia supera la crisi trovando un nuovo equilibrio che integra i cambiamenti e dove entrambi i partner tornano a vivere uno stato di benessere.
A volte però le crisi diventano insormontabili e la relazione diventa un luogo infernale dove i
partner faticano ad abitare. Frequenti litigi, aggressività strisciante, silenzi carichi di tensione, la sensazione costante di non capirsi, sono alcune delle manifestazioni di crisi di una coppia.
In altri casi la crisi in una coppia emerge con la scoperta di un tradimento o con l’annuncio di
volersi separare.
In genere i due partner decidono di intraprendere una terapia di coppia come ultima spiaggia
prima di separarsi. La stessa scelta di intraprendere una terapia di coppia è da prendersi molto seriamente come tentativo di occuparsi reciprocamente dell’investimento affettivo che è
presente, al di là delle difficoltà manifeste.
ANZIANI FRAGILI
L’età anziana è considerata l’inverno della vita, che nella contemporaneità postmoderna è reso una difficile sfida evolutiva da alcune concause, come le malattie fisiche che spesso minano la
propria autonomia, la perdita di persone care e la conseguente solitudine, l’esordio di patologie
neurodegenerative come la malattia di Alzheimer…
Nella mia esperienza di lavoro in RSA mi sono reso conto di come l’età anziana meriti una particolare attenzione dal punto di vista psicologico. Spesso il dolore esistenziale legato alla perdita del coniuge e alla lontananza dai figli porta all’insorgenza di una depressione la cui
sintomatologia viene scambiata per demenza (tecnicamente si chiama “pseudodemenza depressiva”).
In genere la diagnosi di demenza è piuttosto infausta poiché, data l’assenza di una cura per questa malattia, l’unico destino possibile appare quello di una progressiva degenerazione delle funzioni cognitive e quindi un deterioramento della memoria e delle autonomie del soggetto che non potrà che condurlo in casa di riposo fino alla fine dei suoi giorni.
A volte è la stessa diagnosi di demenza che può portare con sé l’insorgenza di vissuti depressivi.
Una buona diagnosi differenziale può fare la differenza, come pure un percorso che comprenda l’anziano e i suoi caregiver (come il coniuge e/o i figli) per fare chiarezza su cosa sta succedendo in questo momento di vita e meditare sulle scelte migliori per il benessere psicologico dell’anziano e dei famigliari.
CAREGIVER DI PERSONE CON DEMENZA
È difficile essere figli di genitori affetti da Alzheimer o altre forme di demenza. È molto
spiacevole che il genitore non ricordi chi è o chi sono i figli, così come è difficile gestire
l’aggressività e i disturbi comportamentali.
L’Approccio Capacitante è un’ottima risorsa per i caregiver di persona con demenza. Si tratta di
una metodologia sviluppata dal prof. Pietro Vigorelli, medico psicoterapeuta, che mette la
parola al centro per comprendere le difficoltà esistenti nella relazione tra il malato e chi si
occupa di lui e trovare una via di uscita felice. Apprendere l’Approccio Capacitante permette ai
famigliari e ai caregiver di imparare a comprendere il senso di alcuni comportamenti del
malato e a scegliere le proprie parole per raggiungere un nuovo livello di felicità possibile.
ANZIANI FRAGILI
L’età anziana è considerata l’inverno della vita, che nella contemporaneità postmoderna è reso una difficile sfida evolutiva da alcune concause, come le malattie fisiche che spesso minano la
propria autonomia, la perdita di persone care e la conseguente solitudine, l’esordio di patologie
neurodegenerative come la malattia di Alzheimer…
Nella mia esperienza di lavoro in RSA mi sono reso conto di come l’età anziana meriti una particolare attenzione dal punto di vista psicologico. Spesso il dolore esistenziale legato alla perdita del coniuge e alla lontananza dai figli porta all’insorgenza di una depressione la cui
sintomatologia viene scambiata per demenza (tecnicamente si chiama “pseudodemenza depressiva”).
In genere la diagnosi di demenza è piuttosto infausta poiché, data l’assenza di una cura per questa malattia, l’unico destino possibile appare quello di una progressiva degenerazione delle funzioni cognitive e quindi un deterioramento della memoria e delle autonomie del soggetto che non potrà che condurlo in casa di riposo fino alla fine dei suoi giorni.
A volte è la stessa diagnosi di demenza che può portare con sé l’insorgenza di vissuti depressivi.
Una buona diagnosi differenziale può fare la differenza, come pure un percorso che comprenda l’anziano e i suoi caregiver (come il coniuge e/o i figli) per fare chiarezza su cosa sta succedendo in questo momento di vita e meditare sulle scelte migliori per il benessere psicologico dell’anziano e dei famigliari.
CAREGIVER DI PERSONE
CON DEMENZA
È difficile essere figli di genitori affetti da Alzheimer o altre forme di demenza. È molto
spiacevole che il genitore non ricordi chi è o chi sono i figli, così come è difficile gestire
l’aggressività e i disturbi comportamentali.
L’Approccio Capacitante è un’ottima risorsa per i caregiver di persona con demenza. Si tratta di
una metodologia sviluppata dal prof. Pietro Vigorelli, medico psicoterapeuta, che mette la
parola al centro per comprendere le difficoltà esistenti nella relazione tra il malato e chi si
occupa di lui e trovare una via di uscita felice. Apprendere l’Approccio Capacitante permette ai
famigliari e ai caregiver di imparare a comprendere il senso di alcuni comportamenti del
malato e a scegliere le proprie parole per raggiungere un nuovo livello di felicità possibile.